giovedì 27 giugno 2013

United States versus Windsor

C'era una volta una donna di nome Thea Spyer. Thea era fidanzata da ben 40 anni con Edith Windsor e, nel 2007, decisero di sposarsi. Pur essendo residenti a New York, si sposarono in Canada, in quanto nello stato di New York i matrimoni tra persone dello stesso sesso non erano ancora legali. Non potevano permettersi di aspettare: Thea era malata di sclerosi multipla. Nel 2009 Thea morì, lasciando la sua intera eredità a Edith. Ed è a questo punto che iniziarono i problemi. Il fisco americano, applicando il DOMA - Defense of Marriage Act -, che prevede, nel caso di matrimoni contratti tra persone dello stesso sesso, che venisse meno il vincolo di reciprocità che lega gli Stati americani, appioppò una tassa di successione pari a circa 360.000 dollari alla povera Edith.

Prima di andare avanti, però, sarà meglio fare un po' di chiarezza. Il DOMA è una norma nata nel 1996 per reazione a un'ordinanza della Corte Suprema dello Stato delle Hawaii che, di fatto, dichiarava incostituzionale la norma interna che riservava il matrimonio alle unioni tra uomo e donna. In quella circostanza, Il Congresso, dichiarò, senza mezzi termini, che aveva il timore che dopo le Hawaii anche altri Stati dovessero riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, così corse ai ripari affermando, da una parte che i matrimoni di questo tipo potevano non essere riconosciuti dai singoli Stati e che, in ogni caso, il diritto federale degli Stati Uniti d'America non avrebbe mai riconosciuto le unioni tra persone dello stesso sesso.



E' a questo punto che Edith prende una decisione importante: fare causa al Governo Americano. Se dal 2008 lo Stato di New York riconosceva i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all'estero, se il loro era un vero e legale matrimonio, perché Edith doveva pagare una tassa che, se fosse stata un uomo in un matrimonio eterosessuale, non avrebbe dovuto pagare? L'amore che legava lei e Thea da oltre 40 anni era forse meno puro, intenso e profondo di quello che legava un uomo ad una donna? NO. E' questa la risposta che la Suprema Corte degli Stati Uniti d'America ha dato ieri, 26 giugno 2013. Cito testualmente:

La storia dell’approvazione del DOMA e il suo testo dimonstrano che la volontà di interferire con l’eguale dignità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, conferita dagli Stati nell’esercizio del loro potere sovrano, costituisce più che un effetto accidentale della legge federale. Ne rappresenta la sostanza

E ancora:

il fine principale [del DOMA] è diminuire il valore delle persone che si trovano in un matrimonio perfettamente legale

In buona sostanza il DOMA era incostituzionale perchè il diritto di famiglia e, di conseguenza, il matrimonio sono dominii riservati ai singoli Stati e il Congresso non può in nessun modo interferire, decidendo quali ammettere e quali no. E poi esiste comunque quel piccolo scoglio che è l'Equal Protection Clause o quattordicesimo emendamento al quale il DOMA si contrapponeva in maniera violenta e inaccettabile, dichiarando apertamente che una certa classe di cittadini americani (gay e lesbiche) non potessero godere degli stessi diritti del resto della popolazione in materia di matrimonio.

Dopo la sentenza Edith ha dichiarato: ”Io e Thea abbiamo condiviso 44 anni insieme e mi manca ogni giorno. E’ una vittoria,per me e per lei, vedersi riconoscere lo stesso status di una coppia eterosessuale”. Certo, questo non le restituirà l'amore della sua vita, ma almeno eviterà ad altri di passare lo stesso calvario.


"Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità" 

Fonte: www.noh8campaign.com


Buona strada..
-Simo- <3


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